SARDULI MUDRA (Un'aggressività da domare)
Esiste una aggressività, che potremmo definire adattiva e funzionale alla stabilità fisica e psichica di una persona. È un tipo di aggressività che serve ad affermare il proprio sé e a tutelare la propria identità.
Serve per difendersi ma anche per attaccare quando è necessario.
Serve per difendersi ma anche per attaccare quando è necessario.
Consente di segnalare quando un comportamento non è gradito o che non si è disposti a
tollerarlo.
Il non possedere alcun impulso aggressivo o non manifestare la propria collera
quando essa è giustificata ci mette nella condizione di diventare una vittima o di non essere
preso in considerazione. A meno di vivere in una condizione ideale, è utopistico pensare che nessuno approfitti della nostra debolezza. Si rischia di essere fraintesi e ignorati.
Un po’ di sana aggressività serve invece per non diventare facili bersagli, per non lasciare che altri
calpestino i nostri diritti
Un po’ di sana aggressività serve invece per non diventare facili bersagli, per non lasciare che altri
calpestino i nostri diritti
Riconoscere l’aggressività come una dimensione normale della psiche, dotata anche di potenzialità
positive, non significa legittimare la distruttività e la violenza.
Aggressività e distruttività non sono sinonimi.
L’una non porta necessariamente all'altra.
La distruttività costituisce uno degli esiti possibili dell’aggressività. Ma anche in questo caso si può
fare qualcosa per deviarla.
Da sempre le società, per evitare l’autodistruzione, hanno messo in atto strategie pacificatrici
(che vanno dai riti collettivi alle competizioni sportive alle espressioni artistiche)
Per evitare che l’aggressività si trasformi in distruttvità è utile quindi “ritualizzarla”.
Nello yogaratna Sarduli, la mitica madre delle tigri, esprime la sua aggressività esternandola nello
slancio verso la preda, ma poi la trasforma in un gesto “gentile”, dalle movenze armoniche fino a
concluderlo con con un atteggiamento devozionale (Darmikasana) che vuol significare
l’assoggettamento alle leggi della natura che sono conservative ed evolutive.
- Mettiti carponi a quattro zampe. Le mani aperte come la misura delle spalle. La distanza fra le
ginocchia e i polsi corrisponde alla lunghezza del busto. Le mani sono rivolte in avanti, i piedi
indietro.
- Estendi dietro una gamba, punta il piede, inspira e espirando spingi li talllone verso terra.
Ripeti con l’altra gamba.
- Solleva i piedi e fai ruotare le caviglie in una direzione e nell’altra.
- Con i piedi sollevati, sbatti e ginocchia
- Allunga le braccia e spingi il bacino verso i talloni e il mento in avanti
- Bascula il bacino
- Inspira e slanciati in avanti, puntando le braccia tese sotto le spalle, allungando le gambe all’indietro e espirando dalla bocca e dal naso (contrai i glutei a difesa dalla regione lombare)
- Riprendi la posizione di partenza e, con un movimento che parte dal sacro e termina con la testa,
arcua e inarca la schiena in un movimento ondulatorio
- Allunga le braccia e spingi il bacino verso i talloni.
Questa sequenza è stata ideata da Gabriella Cella
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